Postfazione a cura della N.D. Elisa Silvatici

Postfazione
A cura del critico N.D Baronessa Elisa Silvatici


N.D. Baronessa Elisa Silvatici
Un metaforico viaggio in cui è sottesa una voce narrante, quella dell’Autrice, che guida il fruitore all’osservazione/meditazione sull’età di mezzo della donna alla riscoperta di una magia che si deve ritrovare in sé stesse con la volontà della rinascita.
Il libro si presenta con una brossure semplice, raffinata impreziosita, nella prima di copertina, da un’opera del M° Josè Van Roy Dalì: “L’Allusione”. Una emblematica raffigurazione di un appendino/manichino che può essere interpretata come metafora della donna che, nella stagione di mezzo, è da conservare, ormai inutile, in un armadio, quello della sua esistenza. L’ensemble è completato da pennellate vivaci indicative di una speranza al femminile: volare verso una nuova realtà.
Questo pregevole impegno letterario, nella preziosità e profondità del messaggio di cui è perfuso, non si può definirlo un insieme di racconti, ma “profili di donna”.
Si evince, infatti, la risultanza di un’acuta analisi psicologica sulla donna, nella sua stagione di mezzo, sulla sua essenza, evidenziando un comportamento rapportato alla propria cultura, allo status, all’ambiente in cui vive e al retaggio di un proprio passato.
La Scrittrice cesella le caratterialità variegate della sfera femminile con una sottile ironia che sdrammatizza situazioni di profondo pathos.
Una scrittura narrativa carismatica, esplicitazione di profonda e sedimentata cultura e di un notevole amore per “il bello scrivere”.

Le prime pagine sembrano raggiungere la propria completezza nelle ultime, quasi a voler tracciare un ideale percorso in cui gli eventi, i personaggi, sembrano concatenati, come i grani di un rosario: un sentiero di mattoni gialli, le tappe della nostra vita, di cui, forse, non possiamo recuperare “le temps perdu”, ma ritrovarlo in una nuova realtà. Uno strano mondo, come al di là di uno specchio, dove in una nuova dimensione si vorrebbe reinventare la vita, ma, spesso, quel viaggio intrapreso, potrebbe frantumarsi, come uno specchio in mille schegge.
La speranza di una rinascita simile al volo della fenice: “… e zingara senza storia, danzerò nel cerchio infinito dei ritorni…”, per superare quella stagione che, per molte, è sinonimo di un periodo oscuro di decadimento psicologico e fisico, ma deve essere rivalutata nell’ottica di un più gratificante percorso di vita.
L’Autrice non vuole celebrare la donna, ma indurla ad un’analisi introspettiva per rafforzare la sua sottesa potenzialità rivisitando un percorso a ritroso in cui ha sacrificato sé stessa per gli altri, agognando di essere considerata “soltanto una donna”. I personaggi, come attraverso una moviola, rivedono il passato rapportato al presente: ricordi che compongono un puzzle, quello della propria vita. Dediche, frasi esaustive, introducono nelle tematiche contraddistinguendo i capitoli in cui è diviso il libro. Nel narrato si ritrovano personaggi emblematici di un’epoca, favole, racconti di un periodo dell’infanzia evidenziando quel bambino che è celato in ognuno di noi (Alice, Peter Pan, Il mago di Oz…).
Dalla lettura scaturisce la speranza di una nuova sicurezza, raggiunta con il progresso culturale, nell’ “approcciarsi” della donna alla “stagione di mezzo” incontrapposizione a quelle subculture popolari in cui, per molti, “ la donna non è gente”.
Anna Montella non ha voluto creare “miti dell’immaginario”, ma ha spillato “profili di donna” risvegliando le coscienze e suggerendo un nuovo input di vita.

“E poi vorresti che quel qualcosa accadesse per sconvolgerti la vita…”


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